sabato 21 novembre 2009

Voli di novembre

È mattina, quasi ancora non iniziata, di un giorno di metà novembre. Sono sulle ali di un marchingegno infernale, che ogni tanto ondeggia e che mi porta al di là di questa terra…
Volo su un oceano di cotone, che si stende fino ad un’arancia già spremuta con una goccia di limone, e forma una macchia sempre più chiara, più liquida, orizzontale. E sopra…mmmh, una gigantesca fetta di salmone nordico affumicato, che si spande, si spande, sempre più su, fino ad assumere sfumature azzurro-violetto.
L’arancia ha fatto capolino! Il colore è quasi accecante, meglio fissare lo sguardo sul mare di cotone, immenso, soffice, accogliente, ed io qui, sopra di lui. Schiaccio il nasino contro il cristallo e osservo giù. Se mi tuffassi atterrerei morbidamente, strizzando gli occhi e sorridendo, su questo mega cuscino che non farebbe altro che coccolarmi…finalmente.
Ecco che appare l’arancia in tutto il suo bagliore, quasi sembra un gigantesco uovo luminoso.
Il salmone ora mostra la sua parte posteriore, la pelle azzurrognola, lucida, argentea, quasi biancastra, è ancora crudo, prende il sopravvento. Ma io lo preferisco così, crudo e affumicato al punto giusto. L’arancia è ormai alta, il suo colore forte svanisce pian piano, il suo oro rosso lascia il posto al salmone, alla luce, all’argento. Al giorno.
Il marchingegno infernale mi lascia solo intravedere l’argento, e sotto, le distese di spinaci, di frumento, di foglie, il cemento.
Sono arrivata. Mi attende un lungo, argenteo giorno, e poi la sera, emozionante sera, preceduta da un nuovo tuffarsi dell’arancia, e mi lascerà ad attendere, senza fiato, mi lascerà vivere.

domenica 22 febbraio 2009

Bag Ladies

Grandi, piccole e medie.
Con chiusura ad occhiello (girevole e non), a zip, di tela, in pelle martellata, pelle stampata, laminata, chiusura a scatto, tracolla, tasca esterna, applicazioni a contrasto, doppio manico, a spalla, paillettes, in canvas, tasca interna, fodere interne, tutto interno, in vernice, trapuntata, coccodrillo (…), con piedini, e, volendo, anche manine.

E se alla borsa, senza cui quasi nessuna donna uscirebbe di casa, crescessero davvero le manine? Dio mio, le mancherebbe solo il dono della parola.
Che faremmo senza di loro? Saremmo perse, nel panico, annullate, annichilite, senza sapere da che parte rifarsi per organizzare la propria vita. E dove metteremmo tutti gli indirizzi e appunteremmo i nostri impegni se non nella fedele agendina tutta stropicciata che portiamo sempre con noi? Come faremmo con le tasche delle varie giacche e jeans piene di fazzoletti usati e non…? E il fratello minore dell’ombrello (che se lo compriamo tipo quelli da spiaggia poi non entra più in borsa)?
E il libro da leggere anche in piedi in metropolitana?
E lo specchietto retrovisore…?
Mh.
No, quello è un altro.
Dicevo: Lo specchietto, che se vi soffiate il naso (coi fazzoletti di prima) e sentite un corpo estraneo rantolare tra dentro e fuori (e, vi assicuro, soprattutto se avete il piercing al naso - e qui cito un’esperienza raccontata e vissuta da vicino - non è un plaisir)?
Ah, e le pasticchine di menta (che non si sa mai…) se no dove le metto? In una taschina sporca o tutte in bocca per vedere se mi viene una diarrea monumentale?
E le altre pasticche per il mal di testa? Scusate eh, e se mi venisse una nevralgia fulminante fra un mese quando avrò il ciclo mestruale? E poi i fedeli ass… va bene non li nomino, altrimenti i signori uomini potrebbero esordire con un “ih, che schifo!”. E i cerottini, che d’estate io ne consumo a slavine per le vescichette ai piedi (’ste diavolo di infradito)?
E i flyers che ti propinano per strada del PizzaFriend, PizzaFast, PizzaBoy, e quelli super cool dei clubs?
Il burro cacao?
Non lo usateee???!!! Donne di poca fede.
Le 1000 e una chiave, che se no la cassetta delle lettere della casa di tua zia che vive nell’Ontario chi la controlla?
Se poi abbiamo pure la busta della spesa, addio…è la fine.
Voglio Mary Poppins!!!

In inglese il termine "bag lady" indica generalmente una donna senza tetto che trascina con sé un numero rilevante di borse e buste.
Che c’entra? Erykah Badu ha usato questa espressione in un suo pezzo plurinominato ai Grammy Awards: una donna che continua a portare con sé troppi bagagli emotivi derivanti dalle precedenti relazioni, e che quindi è incapace di conoscere a fondo nuove persone e che queste conoscano lei. La cantante ironizza sul fatto che la donna si spezzerà la schiena o perderà l'autobus a causa di tutte le borse che sta portando, e le suggerisce che tutto quello che deve sostenere è solo se stessa.
Quando non si riesce a disfarsi di tutto ciò che ci sta dietro le spalle, di tutto ciò che raccogliamo in giro, che ci rimane attaccato tipo mastice, perché non possiamo essere coscienti in quel momento, stare all’erta? Non si può abbassare la guardia così. La borsa si fa sempre più pesante, alla fine non riusciremo a portarla. Ci spezza la schiena.
Fottuti momenti.
Sì, sì, scherziamo scherziamo. Il dolore che penetra dentro fino al midollo più profondo e inanalizzabile è acido come un pompelmo ancora biancastro. Si potrebbe afferrare il pc a piene mani e scaraventarlo facendolo volare all’altro alto della stanza.
Il testo dice “pack light…”, fatti una borsa leggera, liberati del passato e di ciò che ti porti dietro ansimando, per iniziare un altro capitolo.

Bah, che ne penso?
Eppure in un certo senso riflette davvero la mia borsa.
E la tua?

martedì 16 dicembre 2008

Il Freddo e la Bestia dentro

Ghiaccio.
Ghiaccio.
Ghiaccio.
Una coltre.
La sensazione: assenza di calore.
E la luce? Ci sono entrambi, lo sento, ci sono.
Secondo le leggi della fisica, ciò che noi consideriamo freddo, nella realtà è assenza di calore. Ogni cosa può trasmettere energia solo se emana calore… In un corpo c’è assenza di calore quando la sua temperatura raggiunge lo zero assoluto. E quando manca la luce, l’oscurità prende il suo posto.
Energia negativa, assenza di calore, di luce. Sinonimi di una stessa condizione. Dentro.

Quando ti senti indifesa, pensi a ciò che finora hai creato da sola, la Tua Stanza, proprio quella di cui parlava Virginia [1], riesci a muoverti in essa, è il tuo habitat.
Ma c’è una piccola uscita in un angolo, una finestra rimasta aperta, avverti un filo d’aria che entra, ti infastidisce, e tu vuoi poter dormire, sognare, muoverti, respirare, toccare. La tua stanza ti protegge. Ma quell’aria che passa, non sai se lasciarla entrare o chiudere la fessura. Poi questa si apre, mentre lentamente ti lasci assorbire, penetrare, avvolgere, quasi plasmare. È un vortice leggero che ti prende e non ti lascia finché non ti ha stancato…ti dà decine di giri, centinaia, delicatamente ti alza e ti ristende a terra. Ma non intende esaurire le tue forze, alla fine tu hai voluto lasciarlo entrare e fondersi con te, in te. E continua a prenderti finché non te ne senti parte, le tue membra sono le sue, le sensazioni, le sue, il calore. Una luce che vedi avvicinarsi, sempre più nitida, più chiara, si unisce al calore, al vortice d’aria così intenso. Non sai se buttarti. Perché esitare…? Pensa.

Per questo viaggio ci vuole coraggio
per questo amore pieghiamo il destino

Senti l’energia che ti trasmette, è totale, ti giunge da ogni lato, ti infiamma la pelle, le mani, ogni estremità, lambisce ogni parte dentro di te…forse ti brucerai…è come un miraggio.
Il deserto.
Non ti puoi perdere, sei nella Tua Stanza, protetta, è un miraggio vicino, palpabile. Nel calore, il vento bollente, non sei più stordita, la consapevolezza è più presente di te…
Riesci ad allungare la mano…

Sbatti le ciglia. Il freddo. Sei ancora qui.
I ricordi. Il freddo, ancora.
“Quando il ghiaccio fonde, assorbe una quantità di energia (il calore di fusione) pari a quella necessaria ad innalzare la temperatura di una massa equivalente d'acqua di 80°C, mentre la sua temperatura rimane costante a 0°C. Per questo il ghiaccio è stato per lungo tempo usato come efficace mezzo di raffreddamento. Fino a tempi recenti, l'edificio del parlamento ungherese usava ghiaccio raccolto in inverno dal Lago Balaton come fonte principale di energia per il condizionamento dell'aria. Si usavano le ghiacciaie per immagazzinare ghiaccio durante l'inverno in modo da preservare i generi deperibili durante l'estate, e i primi frigoriferi funzionavano con un blocco di ghiaccio conservato al loro interno.” [2]
Accenni di ricordi.
Già. Proprio lì dovevi sentirlo.
Hai lasciato entrare quel vento. Il vento caldo era dentro di te, ma non intorno a te, sbatteva i tuoi globuli, entrava negli alveoli, sempre più su, nella gola, nelle narici, pulsavano le vene, sempre più su. E poi ovunque. Ma non fuori da te, intorno, eri sola tu con il vento.
La testa al muro e i denti serrati, come in attesa di erompere, pronta nella tua armatura di diamante, non si scalfirà di un millimetro, ti proteggerà dall’implosione di te stessa. Devi uscire da dentro. Chi sei…? Senza risposta. Una furia cieca. Perché? Questa sono io, ora. Ma puoi vedere, e sentire. No, non voglio vedere né sentire, solo uscire, fatemi uscire, devo lottare contro di me.
Impossibile gridare, devi far sentire il tuo urlo di guerra o potresti impazzire. Persone ovunque, non si fermano un istante, sono in ogni angolo, soffocanti, non puoi gridare neanche qui. Uno spazio aperto è introvabile. La Bestia deve uscire, non si trattiene più, ti scalpita dentro, infuriata, senti mille energie, almeno le senti, il freddo non può abitare qui, non ora. Le urla dentro, assordanti.
La bestia deve liberarsi, gridare appena arriva, tutti la dovranno sentire e guardare, solo così potrà. Eccola, è il momento. L’armatura di diamante è pronta, appena forgiata, e ti proteggerà da lei. Ma non averne paura, quella sei tu. Un altra tu.
Poi il freddo. Dentro. Di nuovo. Ora senti che non è attorno, finalmente lo avverti e va e viene, a istanti, ma tarderà a lasciarti. Gradualmente sai che non sarà così sempre, vuoi vedere di nuovo quella luce, non importa se sarà un miraggio, saprai cosa fare.
Vuoi sentire se c’è ancora quella fessura aperta, che vuole aprirsi sempre di più, e l’aria che tenta di entrare…il vento caldo, le dita bollenti, la testa che a volte scoppia, le labbra in fiamme, le lacrime di gioia.
Tea

[1] Virginia Woolf, A Room of One’s Own
[2] Fonte Wikipedia (“ghiaccio”).

mercoledì 10 dicembre 2008

Blind dates

Carissimi singles,
Quante volte vi sarà capitato di finire nella trappola degli appuntamenti organizzati dai vostri amici? Quegli appuntamenti che voi non desiderate, che preferireste sedervi in cima ad un ghiacciaio tibetano (scusate la citazione) in bikini, piuttosto che finire davanti ad una pizza con un perfetto imbecille.
La cosa che più mi fa frullare i brownies è lo SGUARDO degli amici Incatenati (ossia fidanzati-sposati-con prole) nei confronti dei loro poveri amici single. Non so come descriverlo. È un misto di pietà e un sentimento del genere “Però certo che anche tu…”, come se fosse una colpa, una scelta di espiazione e di autoflagello con tanto di cilicio.
Tutto parte da quello sguardo. Perché se ci pensate bene, a volte, sono proprio gli amici Incatenati (o Fintanzati [1]) che soffrono per i singles. Sembra che non stiano nella pelle, che vi debbano sistemare a tutti i costi, altrimenti neanche loro possono essere completamente felici.
Con Tea ci sbuzzavamo dal ridere all’idea della fantastica cena della povera Bridget Jones, a capo tavola, circondata da coppie simil-felici che la scrutano, come nel peggiore dei processi dell’Inquisizione spagnola, per capire cosa c’è che non va in lei. Beh, un problema lo dovete avere per forza se a 30 anni siete single.
Ma è vero? Per essere felici bisogna per forza stare con qualcuno? E quel famoso detto “Meglio soli che male accompagnati”? Guai! Non funziona! Se non fate coppia ci sono due soli motivi:
1. state aspettando l’Uomo Perfetto e, come si dice nel mio paese, “scarta, continua a scartare e verrai scartata”, che non è altro che la litania a cui sono condannate le trentenni libere come l’aria
2. credete di essere una donna forte e moderna che può anche vivere senza un uomo al suo fianco.
Qualunque sia il motivo per cui siete single, uomini o donne che siate, date fastidio, e per fare in modo che i vostri amici Incatenati siano completamente felici, voi dovete per forza fare coppia alle loro cene. E allora, TAC! Scatta l’Appuntamento al Buio! Appuntamento con uno che voi avete visto una mezza volta, che non vi è piaciuto, ma che non riuscite a sganciare per rispetto dei vostri CARI amici Incatenati.
E quindi si finisce davanti a quella famigerata pizza che, puntualmente, vi si pianta nello stomaco. Dall’altra parte del tavolo, Lui, il Piombo dei Piombi.
L’argomento più interessante che il Piombo dei Piombi sfoggia durante l’estenuante serata è la disposizione delle stanze a casa dei suoi. Io sbadiglio come una foca. Fino alle lacrime.
Non so che fare. Mi sento soffocare. Di solito al primo appuntamento uno cerca di vendersi bene, di risultare brillante, interessante, sexy, er mejo, insomma. Con il Piombo no, diventi Piombo anche tu, ti mimetizzi con la tovaglia e vai alla toilette ogni dieci minuti.
Morale della favola: invento mille scuse e mi dileguo appena ingurgitata la pizza.
E il Piombo che fa? Ti manda un SMS della serie: “Mi sono divertito un sacco. Spero di rivederti presto.”
Coooosa? Ma se avevo la spigliatezza e la brillantezza di uno scaldabagno!!! Booh!
Amici e amiche, non sono nessuno per dare consigli. Però, se andate ad un Appuntamento al Buio e ci tenete a non essere bollato come Piombo dei Piombi, preparatevi. Non c’è nulla di male. Voglio dire, non dobbiamo certo essere degli oratori nati, né tantomeno dei cabarettisti di Zelig. Basta pensarci al pomeriggio, prima del fatidico appuntamento. Prendete appunti, se serve.
Pensate agli argomenti che mediamente potrebbero essere interessanti o che accomunano più persone, che so io, viaggi, musica, cinema, cibo, largo alla fantasia, ma appena vi accorgete che il partner frequenta troppo spesso la toilette e non sta bevendo una tisana al finocchio, state certi che c’è un problema.
Consiglio extra per le Donne: evitate di parlare di Shopping, Diamanti e Bambini. Non vi spiego il perché, siete troppo intelligenti.
Consiglio extra per gli Uomini: al limite va bene anche lo Sport, ma non eccedete col Calcio, a meno che lei non abbia i polpacci di Del Piero…
Chia

[1] Definizione di Tea (ndr).

lunedì 25 agosto 2008

Mr. Hyde e gli Spara-girini

Quel venerdì sera la mia coinquilina piomba in camera mia e mi trova a letto con...una scatola di Oro Ciok da una parte e telecomando dall’altra, come nella migliore tradizione western.
Assolutamente non esco! Ormai ho la mia tutona rossa da casa stile Gabibbo, figurati se ho voglia di mettermi in tiro, truccarmi, farmi i capelli, ecc. Assolutamente no! Non posso perdermi l’ultima puntata di Ugly Betty.
Insomma, tempo un’ora e sono in macchina con la mia amica diretta verso una festa che sounds good come la Heineken e mi devo ricredere. Ambiente cool, bella gente, ottimi cocktails, appunto, ottimi cocktails. Al terzo drink ridiamo e scherziamo con un tipo e i suoi amici quarantenni, ricchi, belli e affermati che organizzano feste tipo free drink (a 40 anni, e t’ho detto tutto). Per gioco finiamo la serata a darci bacini sul naso, poi bacini sulle labbra: 'mbriache come poche e ridendo come oche. Beh, a volte bisogna togliere la divisa da signorina Rottemeier e fare un po' la Marilyn. Ma forse è questo che ci frega.
Dicevo, siamo ai bacini sulle labbra PER SCHERZO, quando ad un certo punto arriva uno di questi e mi infila la lingua in bocca. Non per scherzo. Una vera pomiciata in pubblico. Io lo allontano tra lo sconvolto, l'imbarazzato e il divertito: "Ohhh, ma che fai?", sbotto io. "Scusami scusami", fa lui, "Mi sono fatto prendere dalla cosa...". E la cosa finisce lì.
Il giorno dopo il tipo mi invita per un caffè o aperitivo, che non so come si trasforma in pizza alle 10 di lunedì sera, per farsi perdonare, dice lui.
Sinceramente ero un po’ incuriosita da un Anta. Dopo una serie di trentenni studenti-sognatori-disoccupati, non mi dispiaceva l'idea di un quarantenne, affermato nel mondo del lavoro, che mi risparmiasse la lagna del "Cosa farò da grande?" e che avesse altri progetti diversi dallo scalare l'Everest in perizoma o diventare capo stazione a Johannesburg.
E poi dicevo, un pluriquarantenne le donne le conosce. Eccome. Figurati. Saranno un libro aperto.
Esco per questo quasi appuntamento al buio con un misto di curiosità e terrore, terrore che fosse noiosissimo come la maggior parte degli uomini che incontro. Ho una sfiga.
E invece, ragazze mie, non lo ricordavo così carino: capelli grigi, occhi verdi, bel sorriso, super galante. Mi porta in un posto carinissimo, chiaccheriamo per tutto il tempo di viaggi, lui ha girato il mondo. Dividiamo anche una crema catalana come due fidanzatini.
Usciamo, facciamo un giro in macchina e vedo che parcheggia nella piazza di una chiesa. Continuo a chiaccherare un po’ imbarazzata anche se vorrei andare a casa, e lui che fa? Tipo sturalavandini si attacca alla mia bocca, ed io, come una cretina, con la frase a metà, che cerco di staccare 'sta ventosa. Mi metto a ridere, e dico: "Ma sei scemoooo? Ma tu fai sempre così alla sconfidata?", e lui: "Scusami, ne avevo proprio voglia...". Sono un po’ sconvolta per il cambiamento repentino un po' da Dr. Jekyll e Mr. Hyde, però bacia bene. Quindi dico, vabbè per un bacino. Quando però prende la mia mano e se la mette sul pacco, penso, NO! NO! NO! Questo non va! La tolgo, lui incassa e continua a baciarmi. Dopodiché riprende la mia mano e aridaje sul pacco. Io inizio ad essere molto a disagio, quando riprende per la terza volta la mia mano e la rimette lì non ci vedo più: "Riportami a casa", "Ma dai", e io: "No, davvero, non mi va". Mi riporta a casa in silenzio. Avrei voluto il sedile con l'auto espulsione.
Sotto casa mia il genio fa: "Salgo?"
EEEEHHHH??????
No guarda, non ci siamo proprio capiti. Se vuoi imparo l'aramaico e te lo ridico!! Ma dov'era quell'Anta che leggeva le donne come un libro aperto, che sapeva come comportarsi? Insomma, Mr. Hyde sparisce dalla circolazione. E io penso che il cretino sia proprio lui, perché io, quasi di sicuro, al secondo appuntamento, al caro Mr. Hyde gliel'avrei data. Ma acciderbolina, un po' di suspence, un batticuore di un giorno. Non sono una santarellina, capita di fare sesso al primo appuntamento, ma la parola d'ordine è feeling con l'altro, sentirsi a proprio agio. Ma lui non si è nemmeno accorto che ero spiaccicata sul finestrino come la gattina di Pepè la puzzola! Dov'è il savoir-faire degli uomini maturi? Sembrano ancora più persi e frastornati dei trentenni. E questa è cosa è spaventosa.
Per cercare di capirci qualcosa sto leggendo un libro fantastico, Gli uomini vengono da Spermopoli e le donne da Ovolandia. Le vere ragioni (biologiche) delle differenze tra i sessi, di tale Joe Quirk.
Non vi voglio tediare, ma nella prima pagina lo scrittore si pone la domanda del secolo: Perchè lui non è capace di Impegnarsi? Perchè lei vuole sempre parlare di Relazione? Perchè lui cerca di Portarmi A Letto prima ancora di aver concluso i convenevoli della presentazione? Perchè mi tocca sempre Farla Tanto Lunga prima di riuscire a Portarmela A Letto?
Quirk dice che il problema sta tutto nel fatto che l'uomo produce milioni di spermatozoi e li può sprecare e buttar via a piacimento. La donna, invece, impiega circa un mese per produrre un unico e prezioso ovulo. Quindi, il modo di rapportarsi al sesso e alle relazioni cambierebbe a causa di questa caratteristica biologica.
Tutto quiiiii??? È solo una questione biologica e fisica??? Non abbiamo un cervello??? Va beh che l'Uomo (inteso come essere di genere maschile) non ha abbastanza sangue per irrorare contemporaneamente pene e cervello, ma mamma mia!
In conclusione, gli uomini sono degli esseri “straordinari”, come ho già detto altre volte, e più vado avanti e più mi rendo conto che a volte si perdono in un bicchiere d’acqua, però vogliamo mettere il batticuore? Un uomo, a volte, sa come farci battere il cuore e lo fa maledettamente bene, accidenti! Il problema è: quanto durerà? Come ha fatto ha nascondere così bene la fregatura? Quando riavverrà nuovamente la trasformazione e il meraviglioso Dr. Jekyll di cui ci siamo innamorate (un medico non guasta mai!!) sarà rimpiazzato nuovamente da quel bastardo di Hyde, pronto a spezzarci il cuore...again...Ma non pensiamoci! Godiamoci il batticuore, sfrecciamo a tutto gas a bordo di quel fantastico motore che muove il mondo, l’Amore. E quando la fregatura arriva dobbiamo essere pronte a raccogliere i pezzi e rilanciarci nella mischia, forti come sempre.
E se invece non arrivasse mai, quella tanto temuta fregatura?
Pensiamoci, durante il batticuore.
Chia

domenica 20 luglio 2008

Doppio inizio (ovvero Chia)

Quante volte ci è capitato di dire fieramente “Sono Single per Scelta!”. E’vero, è una scelta tutta nostra quella di non farci accompagnare da mezzi uomini.
Bisogna, però, ammettere che quando siamo INNAMORATE di questi mezzi uomini (no comment), che credono di essere ancora degli adolescenti sbarbati che cenano da mammà e che, dopo lunghe scenate strappalacrime degne delle migliori telenovelas, finalmente decidiamo di lasciare, ci sorge un dubbio. Ma abbiamo veramente scelto noi??? Oppure in fondo sono gli uomini (i mezzi, eh! che gli altri non si offendano) che si comportano in modo tale che noi, stufe e strastufe, siamo costrette a compiere una scelta.
Io e la mia amica Tea, compagna di lunghe merende berlinesi, abbiamo per anni studiato l’Uomo in tutte le sue forme e sfaccettature, così che al suo invito di partecipare al blog, non ho potuto dire di no!
Gli Uomini sono una perenne fonte di ispirazione e ora, dopo due lunghi anni trascorsi dietro a Mr. Dreamer, con l’autostima a brandelli e il cuore inaridito, mi accingo a riuscire allo scoperto e vedere che genere di uomini mi sono persa durante la mia ultima pseudo-relazione.
Amici e amiche, se ci siete battete un colpo!
Vi aspettiamo,
Chia

sabato 3 maggio 2008

Il Fuggitivo

1997. Irlanda. Dublino. Settembre (piovoso, ovviamente). Un umidità che ti lascia in pappa anche il cervello.
Vengo in questa ridente, fresca e genuina città per passare con un'amica un mese di vacanza-studio spensierato, dopo la fatica e l'amarezza della fine del liceo.
Qui la gente ti fa tornare veramente la fiducia nelle persone, ti fa venire voglia di casetta delle fate, del lattaio che ti lascia la bottigliona di latte alla porta di casa (è vero!!), ti inumidisce il naso con la rugiada delle foglie uscendo di casa correndo per non perdere l'autobus (ogni santa mattina), ti fa diventare dolcissima con le tre bambine rompipalle, figlie della mamy presso cui alloggi, tre folletti che non smetteresti mai di guardare e di strizzar loro le guanciotte bianche e fucsia. Anche quando la più piccola ti ruba la collanina di platino che ti ha prestato mamma per il tuo primo viaggio da sola, e incenerendola con lo sguardo dici "Minchia!" tanto non ti capiranno mai. E anche quando vedi penzolare la collanina dalla cintura della nana non ti arrabbi (ma solo per un nanosecondo), e invece di rinchiuderla nell'armadio insieme ai suoi giochini, con tanto di mastice nella serratura affinchè la trovino fra 140 anni, le arrotoli il ciuffetto sul visino rosa porcello e le spieghi che questo non si fa, sfoggiando il tuo ormai splendente inglese, fresco fresco di corso full immersion e di conversazioni quotidiane con gli omacci rubicondi nei pubs di Temple Bar.
Che tempi quelli. Si usciva tutte le sere, tanto alle 11 e mezza di sera non c'è più nessuno perché i pubs chiudono e la gente se ne va, visto che è ubriaca dalle 7 e può anche rincasare.
E se rincasi aspettando l'autobus sempre alla stessa fermata, litigando con l'amica che non ne vuol sapere di venire con te due giorni a Belfast perché è pericoloso e ti impallinano se solo fai una foto (che palle), è ancora meglio. Ma la nevrastenica attesa si rallegra ogni giorno, quando alla stessa ora, nell'edificio di fronte ti offrono uno spettacolo gratis.
Eccoci, eccoci, ci siamo quasi, fra poco si dovrebbe aprire il sipario. Due ampie tende aperte su finestroni di vetro di un ostello nell'edificio di fronte ti mostrano il ben di Dio per antonomasia: un figaccione diverso al giorno desnudandosi in camera. Oh my goodness. Non ci avevano detto che per il Paradiso avevamo ancora qualche lustro davanti? Si vede che siamo arrivate prima.
Ehi! Tirare la tenda non va più di moda? E noi adoriamo come cambia la moda. Eh sì, ne vale proprio la pena a volte stare sotto la pioggia, neanche te ne accorgi in momenti come questi...
Volo pindarico a parte... Come che noia tutte le sere nei soliti posti pieni di ubriaconi?!?! Beh, quando sei sulla fine della teen age ed è la prima esperienza fuori casa, tutto fa. E poi mica si beveva. Ma va', figuratevi che una volta quasi ci mandano via da un locale in finto stile catacomba perché andiamo a "scroccare" (n.b. entrata gratis) senza ingurgitarci otto pinte di Guinness. Ovvero: se non bevi te ne vai. Ma mica siamo come le autoctone, che ne buttan giù una dietro l'altra e poi si "imbragano" il Primo che passa (nel vero senso del termine), meglio se di provenienza mediterranea, visto che l'apparenza è virile (ma solo quella).
E che ne dite di quando si appolpano all'onnipresente italico fresco di Hard Rock Cafè? O all' "alternativo" nell'aspetto e demens nell'anima, che dorme SOLO nell'ostello, perché sudicio è bello?
E' l'ultima sera che io e l'amica trascorriamo in questa città dall'aria più che sana e respirabile, e i nostri programmi cambiano, dopo uno slalom gigante tra:
- un ispanico madrileno, compagno di corso, 'mbriaco fino alle gengive (che merita davvero per sguardo e charme, ma appena l'odore di alcool si spande fino alle Ande, il fascino va a rotoloni)
- "giropesco" di 4 ore mezzo con l'amica per trovare il tipo per cui avevo perso la ragione, un italico che dormiva SOLO nell'ostello (tanto ci siamo cadute tutte almeno una volta) che volevo salutare visto che erano le mie ultime ore a Dublino e a mezzanotte la tristezza iniziava a calare, con l'umidità
- dulcis in fundo, un autoctono che, a parer dell'amica, è proprio carino e che sta marcando a uomo (me) da un'ora nel pub (la catacomba mal riuscita).
Volete sapere quale tra le 3 opzioni scelgo alla fine? La più triste ovviamente.
Tutto inizia appena tento di schivare un cross dell'autoctono, poi un attacco ancora più repentino e alla fine...cado in porta.
Giretto fuori? Perché no? In fondo ha smesso di piovere e poi non mi va di appolparmi qui, dopo aver fatto cinque piroette, catapultata da Garrett (l'autoctono, appunto) da una parte all'altra dei 70 x 90 cm dello spazio di fronte al divanetto tattico (mica scemo). Uffa che palle, ma qui hanno tutti lo stesso alito di cipolla-birra-ho digerito male? Ma, vista la disperazione, ci si passa sopra, e si accetta il dolce invito a prendere una boccata d'aria.
Mentre il polipo si agita tentando di fondere le sue molecole con le mie e quelle della parete dell'edificio, penso quanto è freddo e umido qui fuori. Pioverà? Domani a che ora ho il volo? Per tutti i fulmini, direbbe Zeus, in questo momento avrei bisogno di tre cose: un tritone (se Nettuno me lo prestasse per un attimo), un pentolone e una cipolla. Mi andrebbe proprio un po' di polpo lesso a mezzanotte.
Insomma, con il mollusco cefalopode si fa quel che si deve fare, passione sotto zero, aspetto biondiccio incolore, inodore, insapore, occhietto verdino e vispo, ma nel complesso non è per niente male, e dopo un po' l'appolpamento inizia ad essere piacevole. Purtroppo il luogo non è dei più congeniali, tra la parete e lo scalino in pietra; quindi torniamo dentro al pub dopo la proposta di cambiare locale con i suoi compari e la mia amica.
Che bello quando scendi i quattro gradini fino al divanetto, ti volti, e ti accorgi che l'amica è svanita nel nulla con i compari, le giacche e gli ombrelli (oggetti indispensabili). Come minimo ti parte un embolo. Probabilmente la ciurma si è già avviata verso l'altro posto, e dopo essere usciti, io raggomitolata tra le sue forrrrrti braccia, mi sento QUASI al sicuro e divertita all'idea di poter lasciare così questa città...
150 metri più avanti. Grafton Street. Una silhouette che mi è familiare. La mia amica!! Con la mia giacca e il mio ombrello e un tipo che non somiglia manco per scherzo a nessuno dei compari autoctoni. Certo, ora ricordo, è il tipo "indosso una camicia bianca Ralph Lauren e mi 'mbriaco fino al pancreas" che la mia compagna aveva conosciuto un paio di settimane prima, e, visto che la città è veramente piccola, incontri le stesse persone in momenti e luoghi impensabili.
Subito le dico: "Sei una grande!" e poi: "Ma dove c...o l'hai raccattato questo qui?!"
I due fanno conoscenza, in presenza di noi italiche bellezze che siamo tra il frastornato e il "sto per piegarmi dal ridere". Quindi iniziano a proporre entrambi per il seguito della serata e quando il signore in Ralph propone fermamente di andare noi quattro dell'oca selvaggia in un altro posto che non è il famigerato pub dove ci attendono altri compari, anche il mio autoctono accetta.
Dopo 8 secondi, il polipo si volta, scusandosi che, visto che siamo di fronte ad un McDonalds, ne approfitta per andare urgentemente in bagno. Ma si congeda con due salamelecchi, che sono bellissima (pag. 7 del manuale), che è stato un piacere, ecc. Con i miei ultrasensi avverto puzza di bruciaticcio.
Dopo 15 minuti che aspettiamo fuori non è ancora uscito, e il signore in Ralph va in avanscoperta, visto che è il bagno dei Gentlemen (nota bene). "Disappeared" sono le sue uniche parole quando torna pochi istanti dopo.
Io dico che farebbe invidia a Harrison Ford, e Tommy Lee Jones troverebbe pane per i suoi denti.
I fatti sono questi:
- o il programma "Lascia o Raddoppia?" in Irlanda l'hanno preso sul serio
- o la nuova strategia di marketing McDonalds è far fagocitare ai gabinetti gli scrocconi del bagno
- oppure Mr "Col cavolo che vengo in un altro posto CON TE e senza i compari" e "Ralph" hanno fatto un accordo nella toilette.
Tutte siamo state giovani, di buone speranze, fiduciose e ignare della vita.
Ma non sapevo non ci fosse bisogno di essere Maga Magò per far scomparire qualcuno…!
Tea