giovedì 14 febbraio 2008

San Quentin

14 Febbraio:
Giorno dedicato agli innamorati e a coloro che fingono di esserlo, tra Baci Perugina, baci veri e/o presunti, cene a lume di candela, pupazzini, dolcetti tutti tempestati di cuoricini, piantine grasse a forma di cuoricino, cuoricini a forma di piantine grasse (spine comprese).
A quanto pare le origini della festa sono italiane - e io qui mi tirerei su le tette per la fierezza - tanto che, citando un articolo sull'argomento, emerge fortemente l'aura romantica, nonché cavalleresca, della storia:
"La storia narra che nella Roma del III secolo l'Imperatore Claudio II vietò i matrimoni perché riteneva che gli uomini senza moglie fossero dei soldati migliori. Nonostante il divieto, un prete appassionato, di nome Valentino, continuava a sposare i giovani amanti. Imprigionato per il suo affronto, Valentino si innamorò di una giovane donna che andava a trovarlo in cella e, prima della morte, le scrisse una lettera, la prima "valentina". Quasi due millenni dopo, il giorno di San Valentino è un affare da 17 miliardi di dollari negli Stati Uniti, ma anche gli altri Paesi non sono da meno".
Ebbene sì, commercializzazione della "festa" a parte, malgrado nei giorni precedenti se ne ascolti abbondantemente - fino al vomito cronico - ed è ormai scontato, la storia ci fa onore. E soprattutto non estrae i dettagli ansiogeni che affliggono il sentimento più forte e inflazionato al mondo.
Fra cioccolatini, regalini, bacini, carezzine, il soffocamento è garantito...
Si consiglia perciò: in caso di fobia di annegamento da dolcetti, un boccaglio da sub con tanto di maschera anti-ingrasso, che, non appena si avvicini il partner di turno insieme al pensierino mangereccio tanto atteso, la maschera impedisca la fagocitosi di qualsiasi quantità anche minima di cioccolato fondente, al latte, bianco, con nocciole, al biscotto, al pistacchio, farcito di gelatina, ecc. In caso, invece, di timore di annegamento in sdrucciolevoli e bavose coccole in eccedenza, è consigliabile un mega-pigiamone di flanella con orsetti e una qualsiasi maschera - questa volta non da sub - per il viso, nonché bigodini accuratamente appuntati in testa. Potete stare tranquille che anche il più impavido dei partners non si avvicinerà.
Queste sono solo due possibili soluzioni per tentare la fuga proprio in questo giorno "speciale" da momenti di quella che a volte è la prigione che paradossalmente adoriamo: il Rapporto a Due.
Infatti, non l'Amore, forma più completa e allo stesso tempo imperfetta di esprimere un sentimento, riceverlo (si suppone) e trasmetterlo a chi ci sta accanto. L'Amore non ci imprigiona, anche se talvolta ci può accadere di sentire il contrario. E in questo caso, proprio nel Rapporto a Due - che se si trattasse di Tre o Quattro sarebbe forse tutto più semplice - ciò che percepiamo è la difficoltà di comunicazione tra due esseri diversi eppur con le stesse emozioni, ma con forti differenze nell'esprimerle, di un incontro fra due realtà, due percorsi, di conflitti tra priorità, di tempi che non vogliono saperne di incrociarsi, di momenti sbagliati per conoscersi...
E qui vorrei citare una compagna di merende, da cui ho appreso da poco la fine di una storia:
"Mi sono svegliata con un'illuminazione divina e gli ho detto che volevo chiudere (...) sono stata fredda e impassibile...non mi sono fatta corrompere da baci, carezze e abbracci e me ne sono andata dai miei per il fine settimana con una energia e una forza che non pensavo di avere...con una nuova consapevolezza...che non dovevo più aspettare...che non dovevo più aspettare che mi chiamasse, che venisse a cena a casa, che si decidesse di farmi conoscere i suoi amici, che si decidesse a farmi entrare nella sua vita...è stata una bella sensazione...dopo una settimana ho pianto...non so perchè (...) credo solo di aver realizzato in quel momento (...) che era successo davvero (...). Oggi sto meglio, sono oberata di cose da fare, cerco di uscire di più...però il fatto che lui non faccia più parte della mia vita mi dilania".
Nooo!! No vi dico, niente ci dilania più di noi stesse.
Altro piccolo e umile consiglio: prendete uno straccio (quello che mancava per la ricetta), mettetene un angolo fra i denti, attorcigliate il resto con le mani e poi tirate forte la parte sottostante. Vi è partito un incisivo? Perfetto, significa che l'esercizio è riuscito. Questo si chiama dilaniare, a mo' di fiera che si fa fuori la sua preda, mentre stormi di avvoltoi si dilettano a sgranocchiare le polpe e gli ossicini.
Non dilaniamo masochisticamente noi stesse in questo modo, piuttosto scegliamo la nostra preda - anche se preferirei definirla vittima - ma non facciamole del male anche se da lei ne abbiamo ricevuto. Solo ignoriamo la sua presenza, ignoriamo l'aria che respira, le persone che frequenta, gli sciacquoni che tira nel suo bagno, i peli che le cadono dal naso, senza di noi lì accanto a vivere queste indimenticabili esperienze. Perché è finita.
Eliminiamo i ricordi gettandoli in un luogo fisico, irraggiungibile per le vostre nervose e bramose manine; e quando, passati il tempo e il dolore, vorremo rivederli, torneremo a riprenderli per curiosità dei vecchi tempi e ci rideremo su. Magari. Quel tempo ci sembra così lontano.
Eliminiamo eventuali contatti, numeri di telefono, e-mails - accidenti alla tecnologia - da rubriche varie, cellulari, cervello, etc.
Usciamo. Sfruttiamo l'unica vita di cui disponiamo, che dopo questa non ne esistono altre...o chissà...forse sì. Ridiamo, proviamo a divertirci, per quanto ci riusciamo (magari evitando di essere prese al lazo dall'accalappiacani che vedendoci ridere da sole correndo per un parco ci ha scambiate per una cagnetta in calore priva di medaglietta). Proviamo a godere del mondo, a respirare profumi, a uscire con gli amici, così che dopo potremo raccontare: "Mi sono 'mbriacata come ai tempi dell'Erasmus e un tipo mi faceva il filo e continuava a chiedermi il numero.....ma io dico...gli uomini sono così cretini che pensano di rimorchiare in una discoteca????
1. non ti vedo che ho le luci puntate sugli occhi
2. mi parli e non ti sento che ho 300.000 decibel sparati nelle orecchie, potresti avere la voce di Paperino e la brillantezza di una sedia a dondolo
3. sono fradicia come un'uvetta sotto spirito, e tu?? Tu fai anche i discorsi seri..."
E mi soffermerei per alcuni istanti di riflessione su: "Booooooooooh...l'uomo è un essere veramente interessante...".
Proprio come a San Quentin, la prigione di massima sicurezza di "un rapporto, che ti ha lasciato solo tristezza e ti ha rubato anche un po' di autostima e nessuna voglia di rimetterti in gioco...di nuovo...alle soglie dei trent'anni...con l'orologio biologico che giura di farsi saltare in aria, le tue amiche che si sposano e fanno figli, i tuoi parenti che ti chiedono quando porterai uno straccio (per riprendere l'argomento) di fidanzato ai pranzi di Natale...ma in fondo, chissenefrega".
Ma soprattutto, ricordiamoci sempre, come ormai mi si sente dire, che la vita è una, e che dopo...diventiamo concime per i fiori...
Tea

lunedì 4 febbraio 2008

Ricetta: Working Girl

Ingredienti:

materia grigia (quantità a seconda del soggetto)
800 g di fortuna (se non sapete dove trovarla, voltando la testa a 180º, imitando penosamente Medusa, e guardando in basso la vostra sporgente parte posteriore, vi apparirà la quantità ad occhio)
350 g di tenacia
180 g di succo di memoria (vista l'età, direi poca)
una manciata di rischio
una spruzzata di energia positiva
un pizzico di cinismo

Predisponete gli ingredienti e, prima di iniziare a mostrare le vostre arti culinarie, procuratevi un dettaglio che non può assolutamente mancare: vhs, dvd, megaschermo, cinema 3d, o la forma tecnologica che preferite, della pellicola Una donna in carriera (Working Girl). Indi accendete la tivù.
Addentrandovi nella storia, rilassatevi sorseggiando un bicchiere di un drink forte ma gustoso. Ne avrete bisogno.
Iniziate spremendo la materia grigia di cui la vostra testa dispone, aggiungete quindi un po' di succo di memoria e, lasciando il tutto a riposo per 5 minuti, provate a ricordare la protagonista, impersonata da una Melanie Griffith super self-confident segretaria a Wall Street, maquillage kitsch e cotonatura anni '80 compresi.
Dopodiché versate il preparato in un recipiente, mescolate bene e poi mettete a cuocere a fuoco lento.
Giunte alle ultime scene del film, momento in cui lei fa letteralmente il botto - anzi, i botti, ovvero con la mega-azienda e con il belloccio Harrison Ford (...) - iniziate ad amalgamare il tutto con energia positiva, sbattendo la miscela che diventerà sempre più densa.
Aggiungendo, a piccole dosi, il rischio e in seguito tutta la fortuna - che avrete precedentemente conservato con cura - con un pizzico (che sia solo un pizzico) di cinismo, riuscirete ad ottenere un preparato più compatto del precedente.
Mettete a raffreddare in frigorifero.
Il vostro piatto dovrà attendere prima di essere consumato con piacere.
Quando finalmente sarà pronto, assaggiate il primo boccone...
Inizialmente la percezione è sottile, ma al secondo boccone già avvertite una certa sensazione di entrare in una dimensione a voi sconosciuta. Un luogo. Fisico. Un posto di lavoro. Riuscite a sentire l'aria rarefatta. L'eco. La hall è talmente grande che una così l'avete vista solo nei films. Appunto.
Provate una sensazione di allappamento totale della lingua. Figuriamoci, con la bava che avete perso varcando la porta, le ghiandole salivarie hanno dato forfait.
Iniziate così a gustare a pieno il piatto amorevolmente preparato per voi stesse, che vi trovate sole solette in casa, senza:
a. né uno straccio di compagno, amico, collega, accolito, socio, sodale, complice, consorte (dal Dizionario dei sinonimi);
b. né uno straccio di amica con cui smascellarsi dalle risate dopo quattro bottiglie di Bailey's e 3 corse in bagno, così finalmente avete scoperto che whiskey e panna fresca insieme vi fanno effetto Falqui;
c. né uno straccio di animale da compagnia per farvi, giustamente, compagnia;
d. né uno straccio (che fanno sempre comodo).
Il gusto diventa sempre più penetrante...le immagini si fanno più vive e vi sentite accomodarvi in qualcosa di legnoso. Un ufficietto piccolo piccolo ma accogliente, con altri 120 in serie l'uno accanto all'altro. Poi qualcuno vi chiama e vi rendete conto che nn è la vostra postazione.
Siete così trascinate e accolte con mille salamelecchi da una assistente che, occhialuta e servizievole, vi porta un caffè fumante (spero per voi che non abbiate intolleranze aliene), accuratamente preparato in un doppio bicchiere di carta affinché non vi provochiate un'ustione di terzo grado alle dolci manine, che se poi non potete lavorare l'azienda vi accoppa.
Capite di aver raggiunto un piccolo traguardo appena riuscite a captare le onde delle 247 parole al secondo che l'assistente vi snocciola tipo rosario per informarvi di appuntamenti, telefonate, meetings, seguendovi per il labirinto del mega edificio della sede dove voi, volpi che siete, la farete correre a mo' di imitazione de Il maratoneta, solo perché avete voglia di visitare tutti i piani dell'edificio.
E con la trance in cui siete avvolte grazie alla vostra ricetta, iniziate a comunicare con colleghi vari, ovviamente attraverso Skype - nonostante si trovino nell'ufficio accanto, separati da voi da pochi metri e tirs di anidride carbonica. Poi vi trovate in un taxi in compagnia di un laptop, parlando al Bluetooth, e siete così imbranate che all'inizio saranno solo monologhi, appuntando le note sul palmare, e capirete che...non vedete l'ora di tornare a casa e spaparanzarvi su qualcosa di soffice con una camomilla, un libro e il vostro fedele amico Bubi.
Beh, queste cose nella realtà a volte accadono. Soprattutto se ci credi. Non per forza dobbiamo trovare qualcosa del genere appena descritto, è solo un esempio tra le mille possibilità di soddisfazione personale che ognuno di noi è in grado di raggiungere, mezzi economici, fisici, sociali, culturali, sentimentali e intellettivi permettendo.
Ed è proprio quando tutto inizia così, quasi per caso, andando per tentativi, a volte un po' a tentoni, sentendoti anche tonta - e qui, sulla filastrocca, dopo Bailey's e ricette di semifreddi all'LSD, direi di berci su la citata camomilla.
È proprio quando pensi che non sai da dove iniziare, dove andare, cos fare per prendere una qualche strada, puf! accade qualcosa che dirige la rotta verso mete fauste.
O meglio, favorite da sorte e perseveranza.
Parole sante.
Tea