martedì 16 dicembre 2008

Il Freddo e la Bestia dentro

Ghiaccio.
Ghiaccio.
Ghiaccio.
Una coltre.
La sensazione: assenza di calore.
E la luce? Ci sono entrambi, lo sento, ci sono.
Secondo le leggi della fisica, ciò che noi consideriamo freddo, nella realtà è assenza di calore. Ogni cosa può trasmettere energia solo se emana calore… In un corpo c’è assenza di calore quando la sua temperatura raggiunge lo zero assoluto. E quando manca la luce, l’oscurità prende il suo posto.
Energia negativa, assenza di calore, di luce. Sinonimi di una stessa condizione. Dentro.

Quando ti senti indifesa, pensi a ciò che finora hai creato da sola, la Tua Stanza, proprio quella di cui parlava Virginia [1], riesci a muoverti in essa, è il tuo habitat.
Ma c’è una piccola uscita in un angolo, una finestra rimasta aperta, avverti un filo d’aria che entra, ti infastidisce, e tu vuoi poter dormire, sognare, muoverti, respirare, toccare. La tua stanza ti protegge. Ma quell’aria che passa, non sai se lasciarla entrare o chiudere la fessura. Poi questa si apre, mentre lentamente ti lasci assorbire, penetrare, avvolgere, quasi plasmare. È un vortice leggero che ti prende e non ti lascia finché non ti ha stancato…ti dà decine di giri, centinaia, delicatamente ti alza e ti ristende a terra. Ma non intende esaurire le tue forze, alla fine tu hai voluto lasciarlo entrare e fondersi con te, in te. E continua a prenderti finché non te ne senti parte, le tue membra sono le sue, le sensazioni, le sue, il calore. Una luce che vedi avvicinarsi, sempre più nitida, più chiara, si unisce al calore, al vortice d’aria così intenso. Non sai se buttarti. Perché esitare…? Pensa.

Per questo viaggio ci vuole coraggio
per questo amore pieghiamo il destino

Senti l’energia che ti trasmette, è totale, ti giunge da ogni lato, ti infiamma la pelle, le mani, ogni estremità, lambisce ogni parte dentro di te…forse ti brucerai…è come un miraggio.
Il deserto.
Non ti puoi perdere, sei nella Tua Stanza, protetta, è un miraggio vicino, palpabile. Nel calore, il vento bollente, non sei più stordita, la consapevolezza è più presente di te…
Riesci ad allungare la mano…

Sbatti le ciglia. Il freddo. Sei ancora qui.
I ricordi. Il freddo, ancora.
“Quando il ghiaccio fonde, assorbe una quantità di energia (il calore di fusione) pari a quella necessaria ad innalzare la temperatura di una massa equivalente d'acqua di 80°C, mentre la sua temperatura rimane costante a 0°C. Per questo il ghiaccio è stato per lungo tempo usato come efficace mezzo di raffreddamento. Fino a tempi recenti, l'edificio del parlamento ungherese usava ghiaccio raccolto in inverno dal Lago Balaton come fonte principale di energia per il condizionamento dell'aria. Si usavano le ghiacciaie per immagazzinare ghiaccio durante l'inverno in modo da preservare i generi deperibili durante l'estate, e i primi frigoriferi funzionavano con un blocco di ghiaccio conservato al loro interno.” [2]
Accenni di ricordi.
Già. Proprio lì dovevi sentirlo.
Hai lasciato entrare quel vento. Il vento caldo era dentro di te, ma non intorno a te, sbatteva i tuoi globuli, entrava negli alveoli, sempre più su, nella gola, nelle narici, pulsavano le vene, sempre più su. E poi ovunque. Ma non fuori da te, intorno, eri sola tu con il vento.
La testa al muro e i denti serrati, come in attesa di erompere, pronta nella tua armatura di diamante, non si scalfirà di un millimetro, ti proteggerà dall’implosione di te stessa. Devi uscire da dentro. Chi sei…? Senza risposta. Una furia cieca. Perché? Questa sono io, ora. Ma puoi vedere, e sentire. No, non voglio vedere né sentire, solo uscire, fatemi uscire, devo lottare contro di me.
Impossibile gridare, devi far sentire il tuo urlo di guerra o potresti impazzire. Persone ovunque, non si fermano un istante, sono in ogni angolo, soffocanti, non puoi gridare neanche qui. Uno spazio aperto è introvabile. La Bestia deve uscire, non si trattiene più, ti scalpita dentro, infuriata, senti mille energie, almeno le senti, il freddo non può abitare qui, non ora. Le urla dentro, assordanti.
La bestia deve liberarsi, gridare appena arriva, tutti la dovranno sentire e guardare, solo così potrà. Eccola, è il momento. L’armatura di diamante è pronta, appena forgiata, e ti proteggerà da lei. Ma non averne paura, quella sei tu. Un altra tu.
Poi il freddo. Dentro. Di nuovo. Ora senti che non è attorno, finalmente lo avverti e va e viene, a istanti, ma tarderà a lasciarti. Gradualmente sai che non sarà così sempre, vuoi vedere di nuovo quella luce, non importa se sarà un miraggio, saprai cosa fare.
Vuoi sentire se c’è ancora quella fessura aperta, che vuole aprirsi sempre di più, e l’aria che tenta di entrare…il vento caldo, le dita bollenti, la testa che a volte scoppia, le labbra in fiamme, le lacrime di gioia.
Tea

[1] Virginia Woolf, A Room of One’s Own
[2] Fonte Wikipedia (“ghiaccio”).

mercoledì 10 dicembre 2008

Blind dates

Carissimi singles,
Quante volte vi sarà capitato di finire nella trappola degli appuntamenti organizzati dai vostri amici? Quegli appuntamenti che voi non desiderate, che preferireste sedervi in cima ad un ghiacciaio tibetano (scusate la citazione) in bikini, piuttosto che finire davanti ad una pizza con un perfetto imbecille.
La cosa che più mi fa frullare i brownies è lo SGUARDO degli amici Incatenati (ossia fidanzati-sposati-con prole) nei confronti dei loro poveri amici single. Non so come descriverlo. È un misto di pietà e un sentimento del genere “Però certo che anche tu…”, come se fosse una colpa, una scelta di espiazione e di autoflagello con tanto di cilicio.
Tutto parte da quello sguardo. Perché se ci pensate bene, a volte, sono proprio gli amici Incatenati (o Fintanzati [1]) che soffrono per i singles. Sembra che non stiano nella pelle, che vi debbano sistemare a tutti i costi, altrimenti neanche loro possono essere completamente felici.
Con Tea ci sbuzzavamo dal ridere all’idea della fantastica cena della povera Bridget Jones, a capo tavola, circondata da coppie simil-felici che la scrutano, come nel peggiore dei processi dell’Inquisizione spagnola, per capire cosa c’è che non va in lei. Beh, un problema lo dovete avere per forza se a 30 anni siete single.
Ma è vero? Per essere felici bisogna per forza stare con qualcuno? E quel famoso detto “Meglio soli che male accompagnati”? Guai! Non funziona! Se non fate coppia ci sono due soli motivi:
1. state aspettando l’Uomo Perfetto e, come si dice nel mio paese, “scarta, continua a scartare e verrai scartata”, che non è altro che la litania a cui sono condannate le trentenni libere come l’aria
2. credete di essere una donna forte e moderna che può anche vivere senza un uomo al suo fianco.
Qualunque sia il motivo per cui siete single, uomini o donne che siate, date fastidio, e per fare in modo che i vostri amici Incatenati siano completamente felici, voi dovete per forza fare coppia alle loro cene. E allora, TAC! Scatta l’Appuntamento al Buio! Appuntamento con uno che voi avete visto una mezza volta, che non vi è piaciuto, ma che non riuscite a sganciare per rispetto dei vostri CARI amici Incatenati.
E quindi si finisce davanti a quella famigerata pizza che, puntualmente, vi si pianta nello stomaco. Dall’altra parte del tavolo, Lui, il Piombo dei Piombi.
L’argomento più interessante che il Piombo dei Piombi sfoggia durante l’estenuante serata è la disposizione delle stanze a casa dei suoi. Io sbadiglio come una foca. Fino alle lacrime.
Non so che fare. Mi sento soffocare. Di solito al primo appuntamento uno cerca di vendersi bene, di risultare brillante, interessante, sexy, er mejo, insomma. Con il Piombo no, diventi Piombo anche tu, ti mimetizzi con la tovaglia e vai alla toilette ogni dieci minuti.
Morale della favola: invento mille scuse e mi dileguo appena ingurgitata la pizza.
E il Piombo che fa? Ti manda un SMS della serie: “Mi sono divertito un sacco. Spero di rivederti presto.”
Coooosa? Ma se avevo la spigliatezza e la brillantezza di uno scaldabagno!!! Booh!
Amici e amiche, non sono nessuno per dare consigli. Però, se andate ad un Appuntamento al Buio e ci tenete a non essere bollato come Piombo dei Piombi, preparatevi. Non c’è nulla di male. Voglio dire, non dobbiamo certo essere degli oratori nati, né tantomeno dei cabarettisti di Zelig. Basta pensarci al pomeriggio, prima del fatidico appuntamento. Prendete appunti, se serve.
Pensate agli argomenti che mediamente potrebbero essere interessanti o che accomunano più persone, che so io, viaggi, musica, cinema, cibo, largo alla fantasia, ma appena vi accorgete che il partner frequenta troppo spesso la toilette e non sta bevendo una tisana al finocchio, state certi che c’è un problema.
Consiglio extra per le Donne: evitate di parlare di Shopping, Diamanti e Bambini. Non vi spiego il perché, siete troppo intelligenti.
Consiglio extra per gli Uomini: al limite va bene anche lo Sport, ma non eccedete col Calcio, a meno che lei non abbia i polpacci di Del Piero…
Chia

[1] Definizione di Tea (ndr).

lunedì 25 agosto 2008

Mr. Hyde e gli Spara-girini

Quel venerdì sera la mia coinquilina piomba in camera mia e mi trova a letto con...una scatola di Oro Ciok da una parte e telecomando dall’altra, come nella migliore tradizione western.
Assolutamente non esco! Ormai ho la mia tutona rossa da casa stile Gabibbo, figurati se ho voglia di mettermi in tiro, truccarmi, farmi i capelli, ecc. Assolutamente no! Non posso perdermi l’ultima puntata di Ugly Betty.
Insomma, tempo un’ora e sono in macchina con la mia amica diretta verso una festa che sounds good come la Heineken e mi devo ricredere. Ambiente cool, bella gente, ottimi cocktails, appunto, ottimi cocktails. Al terzo drink ridiamo e scherziamo con un tipo e i suoi amici quarantenni, ricchi, belli e affermati che organizzano feste tipo free drink (a 40 anni, e t’ho detto tutto). Per gioco finiamo la serata a darci bacini sul naso, poi bacini sulle labbra: 'mbriache come poche e ridendo come oche. Beh, a volte bisogna togliere la divisa da signorina Rottemeier e fare un po' la Marilyn. Ma forse è questo che ci frega.
Dicevo, siamo ai bacini sulle labbra PER SCHERZO, quando ad un certo punto arriva uno di questi e mi infila la lingua in bocca. Non per scherzo. Una vera pomiciata in pubblico. Io lo allontano tra lo sconvolto, l'imbarazzato e il divertito: "Ohhh, ma che fai?", sbotto io. "Scusami scusami", fa lui, "Mi sono fatto prendere dalla cosa...". E la cosa finisce lì.
Il giorno dopo il tipo mi invita per un caffè o aperitivo, che non so come si trasforma in pizza alle 10 di lunedì sera, per farsi perdonare, dice lui.
Sinceramente ero un po’ incuriosita da un Anta. Dopo una serie di trentenni studenti-sognatori-disoccupati, non mi dispiaceva l'idea di un quarantenne, affermato nel mondo del lavoro, che mi risparmiasse la lagna del "Cosa farò da grande?" e che avesse altri progetti diversi dallo scalare l'Everest in perizoma o diventare capo stazione a Johannesburg.
E poi dicevo, un pluriquarantenne le donne le conosce. Eccome. Figurati. Saranno un libro aperto.
Esco per questo quasi appuntamento al buio con un misto di curiosità e terrore, terrore che fosse noiosissimo come la maggior parte degli uomini che incontro. Ho una sfiga.
E invece, ragazze mie, non lo ricordavo così carino: capelli grigi, occhi verdi, bel sorriso, super galante. Mi porta in un posto carinissimo, chiaccheriamo per tutto il tempo di viaggi, lui ha girato il mondo. Dividiamo anche una crema catalana come due fidanzatini.
Usciamo, facciamo un giro in macchina e vedo che parcheggia nella piazza di una chiesa. Continuo a chiaccherare un po’ imbarazzata anche se vorrei andare a casa, e lui che fa? Tipo sturalavandini si attacca alla mia bocca, ed io, come una cretina, con la frase a metà, che cerco di staccare 'sta ventosa. Mi metto a ridere, e dico: "Ma sei scemoooo? Ma tu fai sempre così alla sconfidata?", e lui: "Scusami, ne avevo proprio voglia...". Sono un po’ sconvolta per il cambiamento repentino un po' da Dr. Jekyll e Mr. Hyde, però bacia bene. Quindi dico, vabbè per un bacino. Quando però prende la mia mano e se la mette sul pacco, penso, NO! NO! NO! Questo non va! La tolgo, lui incassa e continua a baciarmi. Dopodiché riprende la mia mano e aridaje sul pacco. Io inizio ad essere molto a disagio, quando riprende per la terza volta la mia mano e la rimette lì non ci vedo più: "Riportami a casa", "Ma dai", e io: "No, davvero, non mi va". Mi riporta a casa in silenzio. Avrei voluto il sedile con l'auto espulsione.
Sotto casa mia il genio fa: "Salgo?"
EEEEHHHH??????
No guarda, non ci siamo proprio capiti. Se vuoi imparo l'aramaico e te lo ridico!! Ma dov'era quell'Anta che leggeva le donne come un libro aperto, che sapeva come comportarsi? Insomma, Mr. Hyde sparisce dalla circolazione. E io penso che il cretino sia proprio lui, perché io, quasi di sicuro, al secondo appuntamento, al caro Mr. Hyde gliel'avrei data. Ma acciderbolina, un po' di suspence, un batticuore di un giorno. Non sono una santarellina, capita di fare sesso al primo appuntamento, ma la parola d'ordine è feeling con l'altro, sentirsi a proprio agio. Ma lui non si è nemmeno accorto che ero spiaccicata sul finestrino come la gattina di Pepè la puzzola! Dov'è il savoir-faire degli uomini maturi? Sembrano ancora più persi e frastornati dei trentenni. E questa è cosa è spaventosa.
Per cercare di capirci qualcosa sto leggendo un libro fantastico, Gli uomini vengono da Spermopoli e le donne da Ovolandia. Le vere ragioni (biologiche) delle differenze tra i sessi, di tale Joe Quirk.
Non vi voglio tediare, ma nella prima pagina lo scrittore si pone la domanda del secolo: Perchè lui non è capace di Impegnarsi? Perchè lei vuole sempre parlare di Relazione? Perchè lui cerca di Portarmi A Letto prima ancora di aver concluso i convenevoli della presentazione? Perchè mi tocca sempre Farla Tanto Lunga prima di riuscire a Portarmela A Letto?
Quirk dice che il problema sta tutto nel fatto che l'uomo produce milioni di spermatozoi e li può sprecare e buttar via a piacimento. La donna, invece, impiega circa un mese per produrre un unico e prezioso ovulo. Quindi, il modo di rapportarsi al sesso e alle relazioni cambierebbe a causa di questa caratteristica biologica.
Tutto quiiiii??? È solo una questione biologica e fisica??? Non abbiamo un cervello??? Va beh che l'Uomo (inteso come essere di genere maschile) non ha abbastanza sangue per irrorare contemporaneamente pene e cervello, ma mamma mia!
In conclusione, gli uomini sono degli esseri “straordinari”, come ho già detto altre volte, e più vado avanti e più mi rendo conto che a volte si perdono in un bicchiere d’acqua, però vogliamo mettere il batticuore? Un uomo, a volte, sa come farci battere il cuore e lo fa maledettamente bene, accidenti! Il problema è: quanto durerà? Come ha fatto ha nascondere così bene la fregatura? Quando riavverrà nuovamente la trasformazione e il meraviglioso Dr. Jekyll di cui ci siamo innamorate (un medico non guasta mai!!) sarà rimpiazzato nuovamente da quel bastardo di Hyde, pronto a spezzarci il cuore...again...Ma non pensiamoci! Godiamoci il batticuore, sfrecciamo a tutto gas a bordo di quel fantastico motore che muove il mondo, l’Amore. E quando la fregatura arriva dobbiamo essere pronte a raccogliere i pezzi e rilanciarci nella mischia, forti come sempre.
E se invece non arrivasse mai, quella tanto temuta fregatura?
Pensiamoci, durante il batticuore.
Chia

domenica 20 luglio 2008

Doppio inizio (ovvero Chia)

Quante volte ci è capitato di dire fieramente “Sono Single per Scelta!”. E’vero, è una scelta tutta nostra quella di non farci accompagnare da mezzi uomini.
Bisogna, però, ammettere che quando siamo INNAMORATE di questi mezzi uomini (no comment), che credono di essere ancora degli adolescenti sbarbati che cenano da mammà e che, dopo lunghe scenate strappalacrime degne delle migliori telenovelas, finalmente decidiamo di lasciare, ci sorge un dubbio. Ma abbiamo veramente scelto noi??? Oppure in fondo sono gli uomini (i mezzi, eh! che gli altri non si offendano) che si comportano in modo tale che noi, stufe e strastufe, siamo costrette a compiere una scelta.
Io e la mia amica Tea, compagna di lunghe merende berlinesi, abbiamo per anni studiato l’Uomo in tutte le sue forme e sfaccettature, così che al suo invito di partecipare al blog, non ho potuto dire di no!
Gli Uomini sono una perenne fonte di ispirazione e ora, dopo due lunghi anni trascorsi dietro a Mr. Dreamer, con l’autostima a brandelli e il cuore inaridito, mi accingo a riuscire allo scoperto e vedere che genere di uomini mi sono persa durante la mia ultima pseudo-relazione.
Amici e amiche, se ci siete battete un colpo!
Vi aspettiamo,
Chia

sabato 3 maggio 2008

Il Fuggitivo

1997. Irlanda. Dublino. Settembre (piovoso, ovviamente). Un umidità che ti lascia in pappa anche il cervello.
Vengo in questa ridente, fresca e genuina città per passare con un'amica un mese di vacanza-studio spensierato, dopo la fatica e l'amarezza della fine del liceo.
Qui la gente ti fa tornare veramente la fiducia nelle persone, ti fa venire voglia di casetta delle fate, del lattaio che ti lascia la bottigliona di latte alla porta di casa (è vero!!), ti inumidisce il naso con la rugiada delle foglie uscendo di casa correndo per non perdere l'autobus (ogni santa mattina), ti fa diventare dolcissima con le tre bambine rompipalle, figlie della mamy presso cui alloggi, tre folletti che non smetteresti mai di guardare e di strizzar loro le guanciotte bianche e fucsia. Anche quando la più piccola ti ruba la collanina di platino che ti ha prestato mamma per il tuo primo viaggio da sola, e incenerendola con lo sguardo dici "Minchia!" tanto non ti capiranno mai. E anche quando vedi penzolare la collanina dalla cintura della nana non ti arrabbi (ma solo per un nanosecondo), e invece di rinchiuderla nell'armadio insieme ai suoi giochini, con tanto di mastice nella serratura affinchè la trovino fra 140 anni, le arrotoli il ciuffetto sul visino rosa porcello e le spieghi che questo non si fa, sfoggiando il tuo ormai splendente inglese, fresco fresco di corso full immersion e di conversazioni quotidiane con gli omacci rubicondi nei pubs di Temple Bar.
Che tempi quelli. Si usciva tutte le sere, tanto alle 11 e mezza di sera non c'è più nessuno perché i pubs chiudono e la gente se ne va, visto che è ubriaca dalle 7 e può anche rincasare.
E se rincasi aspettando l'autobus sempre alla stessa fermata, litigando con l'amica che non ne vuol sapere di venire con te due giorni a Belfast perché è pericoloso e ti impallinano se solo fai una foto (che palle), è ancora meglio. Ma la nevrastenica attesa si rallegra ogni giorno, quando alla stessa ora, nell'edificio di fronte ti offrono uno spettacolo gratis.
Eccoci, eccoci, ci siamo quasi, fra poco si dovrebbe aprire il sipario. Due ampie tende aperte su finestroni di vetro di un ostello nell'edificio di fronte ti mostrano il ben di Dio per antonomasia: un figaccione diverso al giorno desnudandosi in camera. Oh my goodness. Non ci avevano detto che per il Paradiso avevamo ancora qualche lustro davanti? Si vede che siamo arrivate prima.
Ehi! Tirare la tenda non va più di moda? E noi adoriamo come cambia la moda. Eh sì, ne vale proprio la pena a volte stare sotto la pioggia, neanche te ne accorgi in momenti come questi...
Volo pindarico a parte... Come che noia tutte le sere nei soliti posti pieni di ubriaconi?!?! Beh, quando sei sulla fine della teen age ed è la prima esperienza fuori casa, tutto fa. E poi mica si beveva. Ma va', figuratevi che una volta quasi ci mandano via da un locale in finto stile catacomba perché andiamo a "scroccare" (n.b. entrata gratis) senza ingurgitarci otto pinte di Guinness. Ovvero: se non bevi te ne vai. Ma mica siamo come le autoctone, che ne buttan giù una dietro l'altra e poi si "imbragano" il Primo che passa (nel vero senso del termine), meglio se di provenienza mediterranea, visto che l'apparenza è virile (ma solo quella).
E che ne dite di quando si appolpano all'onnipresente italico fresco di Hard Rock Cafè? O all' "alternativo" nell'aspetto e demens nell'anima, che dorme SOLO nell'ostello, perché sudicio è bello?
E' l'ultima sera che io e l'amica trascorriamo in questa città dall'aria più che sana e respirabile, e i nostri programmi cambiano, dopo uno slalom gigante tra:
- un ispanico madrileno, compagno di corso, 'mbriaco fino alle gengive (che merita davvero per sguardo e charme, ma appena l'odore di alcool si spande fino alle Ande, il fascino va a rotoloni)
- "giropesco" di 4 ore mezzo con l'amica per trovare il tipo per cui avevo perso la ragione, un italico che dormiva SOLO nell'ostello (tanto ci siamo cadute tutte almeno una volta) che volevo salutare visto che erano le mie ultime ore a Dublino e a mezzanotte la tristezza iniziava a calare, con l'umidità
- dulcis in fundo, un autoctono che, a parer dell'amica, è proprio carino e che sta marcando a uomo (me) da un'ora nel pub (la catacomba mal riuscita).
Volete sapere quale tra le 3 opzioni scelgo alla fine? La più triste ovviamente.
Tutto inizia appena tento di schivare un cross dell'autoctono, poi un attacco ancora più repentino e alla fine...cado in porta.
Giretto fuori? Perché no? In fondo ha smesso di piovere e poi non mi va di appolparmi qui, dopo aver fatto cinque piroette, catapultata da Garrett (l'autoctono, appunto) da una parte all'altra dei 70 x 90 cm dello spazio di fronte al divanetto tattico (mica scemo). Uffa che palle, ma qui hanno tutti lo stesso alito di cipolla-birra-ho digerito male? Ma, vista la disperazione, ci si passa sopra, e si accetta il dolce invito a prendere una boccata d'aria.
Mentre il polipo si agita tentando di fondere le sue molecole con le mie e quelle della parete dell'edificio, penso quanto è freddo e umido qui fuori. Pioverà? Domani a che ora ho il volo? Per tutti i fulmini, direbbe Zeus, in questo momento avrei bisogno di tre cose: un tritone (se Nettuno me lo prestasse per un attimo), un pentolone e una cipolla. Mi andrebbe proprio un po' di polpo lesso a mezzanotte.
Insomma, con il mollusco cefalopode si fa quel che si deve fare, passione sotto zero, aspetto biondiccio incolore, inodore, insapore, occhietto verdino e vispo, ma nel complesso non è per niente male, e dopo un po' l'appolpamento inizia ad essere piacevole. Purtroppo il luogo non è dei più congeniali, tra la parete e lo scalino in pietra; quindi torniamo dentro al pub dopo la proposta di cambiare locale con i suoi compari e la mia amica.
Che bello quando scendi i quattro gradini fino al divanetto, ti volti, e ti accorgi che l'amica è svanita nel nulla con i compari, le giacche e gli ombrelli (oggetti indispensabili). Come minimo ti parte un embolo. Probabilmente la ciurma si è già avviata verso l'altro posto, e dopo essere usciti, io raggomitolata tra le sue forrrrrti braccia, mi sento QUASI al sicuro e divertita all'idea di poter lasciare così questa città...
150 metri più avanti. Grafton Street. Una silhouette che mi è familiare. La mia amica!! Con la mia giacca e il mio ombrello e un tipo che non somiglia manco per scherzo a nessuno dei compari autoctoni. Certo, ora ricordo, è il tipo "indosso una camicia bianca Ralph Lauren e mi 'mbriaco fino al pancreas" che la mia compagna aveva conosciuto un paio di settimane prima, e, visto che la città è veramente piccola, incontri le stesse persone in momenti e luoghi impensabili.
Subito le dico: "Sei una grande!" e poi: "Ma dove c...o l'hai raccattato questo qui?!"
I due fanno conoscenza, in presenza di noi italiche bellezze che siamo tra il frastornato e il "sto per piegarmi dal ridere". Quindi iniziano a proporre entrambi per il seguito della serata e quando il signore in Ralph propone fermamente di andare noi quattro dell'oca selvaggia in un altro posto che non è il famigerato pub dove ci attendono altri compari, anche il mio autoctono accetta.
Dopo 8 secondi, il polipo si volta, scusandosi che, visto che siamo di fronte ad un McDonalds, ne approfitta per andare urgentemente in bagno. Ma si congeda con due salamelecchi, che sono bellissima (pag. 7 del manuale), che è stato un piacere, ecc. Con i miei ultrasensi avverto puzza di bruciaticcio.
Dopo 15 minuti che aspettiamo fuori non è ancora uscito, e il signore in Ralph va in avanscoperta, visto che è il bagno dei Gentlemen (nota bene). "Disappeared" sono le sue uniche parole quando torna pochi istanti dopo.
Io dico che farebbe invidia a Harrison Ford, e Tommy Lee Jones troverebbe pane per i suoi denti.
I fatti sono questi:
- o il programma "Lascia o Raddoppia?" in Irlanda l'hanno preso sul serio
- o la nuova strategia di marketing McDonalds è far fagocitare ai gabinetti gli scrocconi del bagno
- oppure Mr "Col cavolo che vengo in un altro posto CON TE e senza i compari" e "Ralph" hanno fatto un accordo nella toilette.
Tutte siamo state giovani, di buone speranze, fiduciose e ignare della vita.
Ma non sapevo non ci fosse bisogno di essere Maga Magò per far scomparire qualcuno…!
Tea

martedì 8 aprile 2008

Poveri diavoli

Partendo da una triste conoscenza di quelle che sono le cosiddette cinque "s" del giornalismo, ovvero Sesso, Soldi, Sangue, Sport, Salute, per oggi mi limiterò a trascrivere parte dell'articolo trovato per caso nella web:
"(...) Nel cervello dell'Uomo Medio (detto anche, come lo chiamo io, Uomo Basico) c'è di sicuro posto per le due riguardanti sesso e soldi... per le restanti ci vuole esercizio. Infatti, se un uomo eterosessuale guarda una serie di immagini di donne o l'immagine di oggetti costosi che presuppongono il possesso di grosse somme di denaro, il circuito neuronale che si attiva è il medesimo. Lo ha dimostrato una ricerca condotta, pensate un po', tra gli studenti della Stanford University; la ricerca è stata pubblicata sull'ultimo numero della rivista Journal NeuroReport. I futuri dirigenti degli Stati Uniti e forse anche di multinazionali sparse in tutto il mondo in testa hanno sesso e soldi come chiodo fisso. (...) Secondo gli scienziati che hanno condotto la ricerca in fisiologia (..): "L'attività cerebrale in risposta a questi stimoli è mediamente maggiore che nel cervello delle donne; quindi gli uomini reagiscono prima e con più enfasi a questi stimoli". Un mese fa, dopo il caso del Governatore dello Stato di New York, Eliot Spitzer, costretto alle dimissioni da uno scandalo sessuale, un altro articolo scientifico aveva dimostrato che se gli uomini potenti che hanno tutto rischiano facendo delle stupidaggini è per colpa degli ormoni. Insomma, una volta il cervello, una volta gli ormoni, risultato: è una questione di "costituzione". La natura li ha fatti così. A nulla, pare, serva il contesto sociale, l'interazione con gli altri. Del resto se persino dei ragazzi di 20 anni della prestigiosa Università di Stanford non pensano alla laurea ma al sesso e ai soldi allora non è questione di istruzione, è un dato da assumere come "di fatto". Se lo dicono la scienza e Stanford... "(Fonte: University of Stanford)
E se lo dicono la scienza e Stanford, mettiamo un cero alla Vergine.
Volentieri commenterei che se veramente il genitale maschile agisce e comunica per una questione di "costituzione", beh, siamo a posto. Eh no, la natura li ha fatti così. Che ce volemo fa'?
Ma bene! Bravi! (E qui scatta l'applauso obbligato con tanto di cartello "applausi") Quindi se, in base a ciò che hanno scoperto a Stanford, per l'Uomo Basico tutto ruota intorno a sex & money, per l'Uomo Presumibilmente Non-Basico intorno a che ruota? All'antropologia filosofica? Ad analizzare gel per il prossimo manuale di ecologia marina? Al passare le giornate a scrivere mantra magari da dispensare agli amici Basici? Mah.
Credo che da oggi in poi ogni volta che la Borsa calerà a picco, che qualche aereo si schianterà, che verrà un uragano non esisterà più imprecare "Governo ladro!", ma "Ormoni bastardi!".
Che si tratti di managers di multinazionali o di discendenti di Buddha direi che stiamo freschi se pensiamo che nei primi il cervello è un accessorio, mentre i secondi sono privi di ormoni.
Sicuramente la ricerca ha forti basi scientifiche e avvalora la mia tesi biologica sul comportamento del corpo e della mente. Ma è anche certo che gli aspetti sociale e culturale influiscono, altrimenti non si spiegherebbero creature di genere maschile che non strabuzzano gli occhi di fronte a "soldi soldi soldi quanti soldi, chi ha tanti soldi vive come un pascià", né sentono il loro piccolo compagno di avventure agitarsi come un ossesso di fronte ad una coniglietta di Hefner.
Perché fortunatamente queste creature esistono. Che sono come lo yeti? Forse sì. Ma se ci crediamo, prima o poi nella vita, durante un viaggio in Alaska, tra gli alberi coperti di neve, le rocce coperte di neve, sicuramente anche qualche cadavere ricoperto di neve, i leprotti bianchi come la neve, gli uccellini che saltellano sulla neve, intravvederemo un qualcosa di strano, mai visto, e penseremo ad un miraggio. Ma non siamo nel deserto del Gobi! E allora? Le cose sono due:
1. O sarà il maestro di sci, che scenderà nella sua tuta in un perfetto stile Colmar, con tanto di occhiali a specchio, dove vi rifletterete e vedrete che ormai i vostri capelli freschi di parrucchiere sono andati a farsi friggere. E lui verrà verso di voi sorridendovi a effetto "uso sempre il bicarbonato dopo lo spazzolino", e prima che lui possa dirvi che bella discesa avete fatto voi cadrete come pine nella neve...
2. Oppure sarà lo Yeti himalayano che ha appena cambiato il pelo mettendo quello bianco invernale, come gli ermellini. Quindi, a parte gli affannati tentativi che farete per cercare tra gli alberi di fotografarlo (sarebbe un evento incredibile!) , sudando nella vostra tutina che impedisce anche di far pipì se non siete in albergo e dovete togliervi tutto, al riparo da occhi indiscreti, non arriverete a vederlo da vicino. Alla fine nella foto non si distinguerà niente, così vi sarete perse la soddisfazione di mostrarla agli amici, e con essa pure l'anteprima che forse avreste guadagnato su un giornale di grido e la vostra vita sarebbe cambiata. Eppure eravate sicure che fosse lui.
Questa frase l'ho già sentita.
Ma no, non vi siete sbagliate, Lui esiste. O Vari Lui esistono. Basta crederci. Come con Babbo Natale. So che ci sono persone che non si voltano ad ogni rigonfiamento anteriore o posteriore o altre che non hanno bisogno di tenere il monopolio di tutto il denaro possibile. E poi chi ci ha detto che dobbiamo trovare per forza un dirigente o un armatore? Per carità.
Dunque Uomini Basici all'ascolto, o meglio, alla lettura, fate tesoro delle ricerche di fisiologia, ma personalmente, dopo averne viste e sentite di cotte e di crude, io vi imploro...date libertà di espressione a quel neuroncino che fluttua solo soletto nel vostro cervello, liberate le emozioni che sono sicura esistano nel vostro muscolo involontario che abita da sempre nel vostro petto (e che, non vi sbagliate, NON è a sinistra). Azionateli entrambi e vedrete che belle sensazioni vi regaleranno...Sembra uno spot dell'ultimo modello di un vibratore.
Beh, a mali estremi.
Tea

giovedì 14 febbraio 2008

San Quentin

14 Febbraio:
Giorno dedicato agli innamorati e a coloro che fingono di esserlo, tra Baci Perugina, baci veri e/o presunti, cene a lume di candela, pupazzini, dolcetti tutti tempestati di cuoricini, piantine grasse a forma di cuoricino, cuoricini a forma di piantine grasse (spine comprese).
A quanto pare le origini della festa sono italiane - e io qui mi tirerei su le tette per la fierezza - tanto che, citando un articolo sull'argomento, emerge fortemente l'aura romantica, nonché cavalleresca, della storia:
"La storia narra che nella Roma del III secolo l'Imperatore Claudio II vietò i matrimoni perché riteneva che gli uomini senza moglie fossero dei soldati migliori. Nonostante il divieto, un prete appassionato, di nome Valentino, continuava a sposare i giovani amanti. Imprigionato per il suo affronto, Valentino si innamorò di una giovane donna che andava a trovarlo in cella e, prima della morte, le scrisse una lettera, la prima "valentina". Quasi due millenni dopo, il giorno di San Valentino è un affare da 17 miliardi di dollari negli Stati Uniti, ma anche gli altri Paesi non sono da meno".
Ebbene sì, commercializzazione della "festa" a parte, malgrado nei giorni precedenti se ne ascolti abbondantemente - fino al vomito cronico - ed è ormai scontato, la storia ci fa onore. E soprattutto non estrae i dettagli ansiogeni che affliggono il sentimento più forte e inflazionato al mondo.
Fra cioccolatini, regalini, bacini, carezzine, il soffocamento è garantito...
Si consiglia perciò: in caso di fobia di annegamento da dolcetti, un boccaglio da sub con tanto di maschera anti-ingrasso, che, non appena si avvicini il partner di turno insieme al pensierino mangereccio tanto atteso, la maschera impedisca la fagocitosi di qualsiasi quantità anche minima di cioccolato fondente, al latte, bianco, con nocciole, al biscotto, al pistacchio, farcito di gelatina, ecc. In caso, invece, di timore di annegamento in sdrucciolevoli e bavose coccole in eccedenza, è consigliabile un mega-pigiamone di flanella con orsetti e una qualsiasi maschera - questa volta non da sub - per il viso, nonché bigodini accuratamente appuntati in testa. Potete stare tranquille che anche il più impavido dei partners non si avvicinerà.
Queste sono solo due possibili soluzioni per tentare la fuga proprio in questo giorno "speciale" da momenti di quella che a volte è la prigione che paradossalmente adoriamo: il Rapporto a Due.
Infatti, non l'Amore, forma più completa e allo stesso tempo imperfetta di esprimere un sentimento, riceverlo (si suppone) e trasmetterlo a chi ci sta accanto. L'Amore non ci imprigiona, anche se talvolta ci può accadere di sentire il contrario. E in questo caso, proprio nel Rapporto a Due - che se si trattasse di Tre o Quattro sarebbe forse tutto più semplice - ciò che percepiamo è la difficoltà di comunicazione tra due esseri diversi eppur con le stesse emozioni, ma con forti differenze nell'esprimerle, di un incontro fra due realtà, due percorsi, di conflitti tra priorità, di tempi che non vogliono saperne di incrociarsi, di momenti sbagliati per conoscersi...
E qui vorrei citare una compagna di merende, da cui ho appreso da poco la fine di una storia:
"Mi sono svegliata con un'illuminazione divina e gli ho detto che volevo chiudere (...) sono stata fredda e impassibile...non mi sono fatta corrompere da baci, carezze e abbracci e me ne sono andata dai miei per il fine settimana con una energia e una forza che non pensavo di avere...con una nuova consapevolezza...che non dovevo più aspettare...che non dovevo più aspettare che mi chiamasse, che venisse a cena a casa, che si decidesse di farmi conoscere i suoi amici, che si decidesse a farmi entrare nella sua vita...è stata una bella sensazione...dopo una settimana ho pianto...non so perchè (...) credo solo di aver realizzato in quel momento (...) che era successo davvero (...). Oggi sto meglio, sono oberata di cose da fare, cerco di uscire di più...però il fatto che lui non faccia più parte della mia vita mi dilania".
Nooo!! No vi dico, niente ci dilania più di noi stesse.
Altro piccolo e umile consiglio: prendete uno straccio (quello che mancava per la ricetta), mettetene un angolo fra i denti, attorcigliate il resto con le mani e poi tirate forte la parte sottostante. Vi è partito un incisivo? Perfetto, significa che l'esercizio è riuscito. Questo si chiama dilaniare, a mo' di fiera che si fa fuori la sua preda, mentre stormi di avvoltoi si dilettano a sgranocchiare le polpe e gli ossicini.
Non dilaniamo masochisticamente noi stesse in questo modo, piuttosto scegliamo la nostra preda - anche se preferirei definirla vittima - ma non facciamole del male anche se da lei ne abbiamo ricevuto. Solo ignoriamo la sua presenza, ignoriamo l'aria che respira, le persone che frequenta, gli sciacquoni che tira nel suo bagno, i peli che le cadono dal naso, senza di noi lì accanto a vivere queste indimenticabili esperienze. Perché è finita.
Eliminiamo i ricordi gettandoli in un luogo fisico, irraggiungibile per le vostre nervose e bramose manine; e quando, passati il tempo e il dolore, vorremo rivederli, torneremo a riprenderli per curiosità dei vecchi tempi e ci rideremo su. Magari. Quel tempo ci sembra così lontano.
Eliminiamo eventuali contatti, numeri di telefono, e-mails - accidenti alla tecnologia - da rubriche varie, cellulari, cervello, etc.
Usciamo. Sfruttiamo l'unica vita di cui disponiamo, che dopo questa non ne esistono altre...o chissà...forse sì. Ridiamo, proviamo a divertirci, per quanto ci riusciamo (magari evitando di essere prese al lazo dall'accalappiacani che vedendoci ridere da sole correndo per un parco ci ha scambiate per una cagnetta in calore priva di medaglietta). Proviamo a godere del mondo, a respirare profumi, a uscire con gli amici, così che dopo potremo raccontare: "Mi sono 'mbriacata come ai tempi dell'Erasmus e un tipo mi faceva il filo e continuava a chiedermi il numero.....ma io dico...gli uomini sono così cretini che pensano di rimorchiare in una discoteca????
1. non ti vedo che ho le luci puntate sugli occhi
2. mi parli e non ti sento che ho 300.000 decibel sparati nelle orecchie, potresti avere la voce di Paperino e la brillantezza di una sedia a dondolo
3. sono fradicia come un'uvetta sotto spirito, e tu?? Tu fai anche i discorsi seri..."
E mi soffermerei per alcuni istanti di riflessione su: "Booooooooooh...l'uomo è un essere veramente interessante...".
Proprio come a San Quentin, la prigione di massima sicurezza di "un rapporto, che ti ha lasciato solo tristezza e ti ha rubato anche un po' di autostima e nessuna voglia di rimetterti in gioco...di nuovo...alle soglie dei trent'anni...con l'orologio biologico che giura di farsi saltare in aria, le tue amiche che si sposano e fanno figli, i tuoi parenti che ti chiedono quando porterai uno straccio (per riprendere l'argomento) di fidanzato ai pranzi di Natale...ma in fondo, chissenefrega".
Ma soprattutto, ricordiamoci sempre, come ormai mi si sente dire, che la vita è una, e che dopo...diventiamo concime per i fiori...
Tea

lunedì 4 febbraio 2008

Ricetta: Working Girl

Ingredienti:

materia grigia (quantità a seconda del soggetto)
800 g di fortuna (se non sapete dove trovarla, voltando la testa a 180º, imitando penosamente Medusa, e guardando in basso la vostra sporgente parte posteriore, vi apparirà la quantità ad occhio)
350 g di tenacia
180 g di succo di memoria (vista l'età, direi poca)
una manciata di rischio
una spruzzata di energia positiva
un pizzico di cinismo

Predisponete gli ingredienti e, prima di iniziare a mostrare le vostre arti culinarie, procuratevi un dettaglio che non può assolutamente mancare: vhs, dvd, megaschermo, cinema 3d, o la forma tecnologica che preferite, della pellicola Una donna in carriera (Working Girl). Indi accendete la tivù.
Addentrandovi nella storia, rilassatevi sorseggiando un bicchiere di un drink forte ma gustoso. Ne avrete bisogno.
Iniziate spremendo la materia grigia di cui la vostra testa dispone, aggiungete quindi un po' di succo di memoria e, lasciando il tutto a riposo per 5 minuti, provate a ricordare la protagonista, impersonata da una Melanie Griffith super self-confident segretaria a Wall Street, maquillage kitsch e cotonatura anni '80 compresi.
Dopodiché versate il preparato in un recipiente, mescolate bene e poi mettete a cuocere a fuoco lento.
Giunte alle ultime scene del film, momento in cui lei fa letteralmente il botto - anzi, i botti, ovvero con la mega-azienda e con il belloccio Harrison Ford (...) - iniziate ad amalgamare il tutto con energia positiva, sbattendo la miscela che diventerà sempre più densa.
Aggiungendo, a piccole dosi, il rischio e in seguito tutta la fortuna - che avrete precedentemente conservato con cura - con un pizzico (che sia solo un pizzico) di cinismo, riuscirete ad ottenere un preparato più compatto del precedente.
Mettete a raffreddare in frigorifero.
Il vostro piatto dovrà attendere prima di essere consumato con piacere.
Quando finalmente sarà pronto, assaggiate il primo boccone...
Inizialmente la percezione è sottile, ma al secondo boccone già avvertite una certa sensazione di entrare in una dimensione a voi sconosciuta. Un luogo. Fisico. Un posto di lavoro. Riuscite a sentire l'aria rarefatta. L'eco. La hall è talmente grande che una così l'avete vista solo nei films. Appunto.
Provate una sensazione di allappamento totale della lingua. Figuriamoci, con la bava che avete perso varcando la porta, le ghiandole salivarie hanno dato forfait.
Iniziate così a gustare a pieno il piatto amorevolmente preparato per voi stesse, che vi trovate sole solette in casa, senza:
a. né uno straccio di compagno, amico, collega, accolito, socio, sodale, complice, consorte (dal Dizionario dei sinonimi);
b. né uno straccio di amica con cui smascellarsi dalle risate dopo quattro bottiglie di Bailey's e 3 corse in bagno, così finalmente avete scoperto che whiskey e panna fresca insieme vi fanno effetto Falqui;
c. né uno straccio di animale da compagnia per farvi, giustamente, compagnia;
d. né uno straccio (che fanno sempre comodo).
Il gusto diventa sempre più penetrante...le immagini si fanno più vive e vi sentite accomodarvi in qualcosa di legnoso. Un ufficietto piccolo piccolo ma accogliente, con altri 120 in serie l'uno accanto all'altro. Poi qualcuno vi chiama e vi rendete conto che nn è la vostra postazione.
Siete così trascinate e accolte con mille salamelecchi da una assistente che, occhialuta e servizievole, vi porta un caffè fumante (spero per voi che non abbiate intolleranze aliene), accuratamente preparato in un doppio bicchiere di carta affinché non vi provochiate un'ustione di terzo grado alle dolci manine, che se poi non potete lavorare l'azienda vi accoppa.
Capite di aver raggiunto un piccolo traguardo appena riuscite a captare le onde delle 247 parole al secondo che l'assistente vi snocciola tipo rosario per informarvi di appuntamenti, telefonate, meetings, seguendovi per il labirinto del mega edificio della sede dove voi, volpi che siete, la farete correre a mo' di imitazione de Il maratoneta, solo perché avete voglia di visitare tutti i piani dell'edificio.
E con la trance in cui siete avvolte grazie alla vostra ricetta, iniziate a comunicare con colleghi vari, ovviamente attraverso Skype - nonostante si trovino nell'ufficio accanto, separati da voi da pochi metri e tirs di anidride carbonica. Poi vi trovate in un taxi in compagnia di un laptop, parlando al Bluetooth, e siete così imbranate che all'inizio saranno solo monologhi, appuntando le note sul palmare, e capirete che...non vedete l'ora di tornare a casa e spaparanzarvi su qualcosa di soffice con una camomilla, un libro e il vostro fedele amico Bubi.
Beh, queste cose nella realtà a volte accadono. Soprattutto se ci credi. Non per forza dobbiamo trovare qualcosa del genere appena descritto, è solo un esempio tra le mille possibilità di soddisfazione personale che ognuno di noi è in grado di raggiungere, mezzi economici, fisici, sociali, culturali, sentimentali e intellettivi permettendo.
Ed è proprio quando tutto inizia così, quasi per caso, andando per tentativi, a volte un po' a tentoni, sentendoti anche tonta - e qui, sulla filastrocca, dopo Bailey's e ricette di semifreddi all'LSD, direi di berci su la citata camomilla.
È proprio quando pensi che non sai da dove iniziare, dove andare, cos fare per prendere una qualche strada, puf! accade qualcosa che dirige la rotta verso mete fauste.
O meglio, favorite da sorte e perseveranza.
Parole sante.
Tea

martedì 15 gennaio 2008

Caro pubblico...

Cari amici vicini e lontani...anzi no.
Ricominciamo da capo.
Care amiche vicine e lontane,
mi sembra giusto e opportuno introdurre chiunque legga al titolo del presente blog, che non svelerò finchè qualche impavida/o non si accinga in una interpretazione di esso che possa essere:
1. plausibile
2. legata ad una qualche esperienza passata o presente, condivisa oppure no, della sottoscritta
3. che non mi faccia perder tempo nel leggerla visto che la spiegazione non sa né di me né di te (in questo caso si va col pluralia maiestatis, quindi, che non sa né di noi né di voi), perciò è inutile tentare.
E, di conseguenza, mi sembra giusto e opportuno introdurre anche la foto in bianco e nero, che ritrae un personaggio ai migliori moooolto noto e che porta con sé riferimenti a fatti e persone NON puramente casuali.
Per darvi un aiutino, vi suggerirò che il titolo è in parte legato alla foto di cui sopra, che, a sua volta rimanda a profumi speziati, a mani unte bisunte e a insalatine che fuoriescono terribilmente.
No, no mi sono scolata quattro RedBull puzzolenti di Big Bubble alla fragola, né bevuta un vodka Martini liscio - drink preferito da James Bond (che se glielo facevano shakerato addio al suo à plomb...) - né mangiata cinque pacchi di arachidi avariate con tanto di vermi sguazzanti, che poi nello stomaco ti fanno effetto Malpensa.
Semplicemente l'intenzione è quella di coinvolgere il mio 'pubblico' - che, detto dall'alto di una scalinata con indosso un boa di piume e diamonds ai polsi renderebbe bene l'idea - e di far sì che interagisca 'postando' (e qui cito una compagna di merende, che ha così sputato il verbo ma non ancora messo in pratica) con i propri commenti, siano essi graffianti o mielosi da carie.
Vi aspetto numerose/i!!
Tea

sabato 12 gennaio 2008

Inizio

Bonjour à tout le monde!!!
Iniziamo così questa esperienza che vede la sua nascita ufficiale (dopo lunghe e a volte improvvise riflessioni, pervenute negli ultimi mesi alla mente della sottoscritta) finalmente in un pomeriggio di gennaio (per fortuna non troppo freddo), di fronte ad un computer che, gentile come pochi, mi ha offerto la sua disponibilità. Ed oggi, dal Mac della mia compañera di appartamento, finalmente le Muse mi hanno aiutato, qui nel soleggiato e ultra-ventoso capoluogo catalano, Barcelona, dove risiedo da alcuni mesi e dove risiederò chissà fino a quando, tendendo comunque le braccia alle opportunità che suoneranno alla porta.
A meno che il campanello non funzioni, e il portalettere, o chi di dovere, lasci un messaggio all'entrata, ma il vento porterà via la busta e la signora del piano di sotto si guarderà bene dal raccoglierla, lasciandola in balia del gabbiano di turno che passerà in quell'istante, trovando il messaggio e scegliendolo come giochino della giornata, volando poi verso il mare, dove, ovviamente, gli scivolerà giù cadendo in acqua dopo esser rimasto a bocca, anzi a becco aperto alla vista di una gabbianella.
Bene, questa era l'altra versione de La Gabbianella e il Gatto.
Noooo! Ma dove mi fate andare con la fantasia, uffa. Torniamo a noi.
Durante questa esperienza di immersione totale fra arte, Master e periodo pratico di lavoro, in questa città dove si respira aria piena di iodio, modernismo, architettura, lavoro e rilassamento allo stesso tempo, diventa concreta l'idea di tentare la via dell'espressione scritta, modo in cui da tempo rimuginavo di partorire idee, angosce, lampi di isteria e di allegria, che assalgono, nei momenti meno opportuni, le cosiddette creature femminili. Che, detto così, ha un che di onirico, un po' direi come stare in un Odilon Redon. Appunto. Un po'.
Ma no, noi siamo anche così, uterino-isteriche (argomento che avremo modo di toccare), piagnone, sorridenti da Durban's anche se tutto va storto, "dolcemente complicate" come diceva la Mannoia, e "nelle sere tempestose portaci delle rose".
Che però non accade mai.
Già. È qui che casca l'asino!!
L'homme, l'altra parte di noi - come spesso sento dire - la metà della mela, ma che palle, Adamo, Eva e la costola. E poi il serpente, di cui non si è mai saputo di quale razza fosse: un cobra, un crotalo, un'anguilla (no quelle sono acquatiche) o più probabilmente un mega-pitone che poi Eva usò per farsi confezionare la borsa Fendi, che le regalò Adamo sborsando un botto (ovviamente lamentandosi poi con gli amici che la "tipa" lo spenna peggio delle russe), dopo che il Supremo (per non chiamarlo sempre Dio, visto che non si può identificare con uno solo) li fece vergognare e loro iniziarono a mettersi addosso quanta più roba possibile. E l'accessorio fu.
Dunque vi dico, scrivete quanto vi sale alla mente, al cuore, alla lingua, alle gengive, alle narici, il senso è quello che si intuisce, spero, tra le righe.
Beh, che dire...a voi i pensieri. Vado a cucinare.
Tea